La mostra su “Simone De Magistris”, organizzata a Caldarola nel 2008 e curata da Vittorio Sgarbi, ha riscosso un ampio successo di pubblico favorito l’approfondimento studi e il rinvenimento di nuove opere dell’artista nativo di Caldarola.
Preesentazione di Vittorio Sgarbi
Questa mostra nasce da una serie di circostanze fortunate.
Dopo aver chiuso la mia esperienza a San Severino prima come sindaco, poi come assessore con un ciclo di mostre dal Gotico al Rinascimento, sono stato catturato dal sindaco di Caldarola Fabio Lambertucci, che mi aspettava letteralmente dietro l’angolo. La bella mostra di Caldarola dello scorso anno è stata un’invenzione ed una scommessa. Abbiamo lavorato per quasi tre anni sul progetto Simone De Magistris. Caldarola è un bellissimo paese, ma molto piccolo, 1800 abitanti circa : che uno ci vada apposta è una cosa giusta, ma non sicura e alla fine è avvenuto che questa mostra cui ho dato un titolo un po’ avventuroso, “Simone De Magistris un pittore visionario tra Lotto e El Greco” ha avuto quasi 50.000 visitatori, quindi una cosa trionfante ed assolutamente imprevedibile. Una bella mostra, un bellissimo palazzo, con il castello anche quello restaurato. Ed è quello che ha poi stimolato l’interesse e la curiosità di uno intraprendente come don Maurizio Fileni che da Cupramontana mi segnala con insistenza un dipinto come opera certa del Nostro, che io ed i miei collaboratori avremmo colpevolmente ignorato e di conseguenza escluso dalla mostra. Quindi dopo la quindicesima telefonata facciamo in Giugno una spedizione a Cupramontana. Ci portano in una chiesa dove c’era un cantiere e dove l’opera era appoggiata alla parete. Il dipinto non era di Simone de Magistris.
Accade che alcuni dipinti vengano riconosciuti così significativi da essere copiati, quindi poteva essere o un brutto quadro o una crosta o una copia, invece non era Simone de Magistris, ma era un pittore a lui più o meno contemporaneo, anche più importante per certi versi e più famoso, più attivo, e oltretutto anche un prete, frate cappuccino e poi prete, quindi una figura abbastanza complessa che io conosco per divertimento e curiosità, per una ragione legata al fatto che la città di origine è quella di una dei più grandi pittori : Giorgione. In quella città sono nati tre artisti di grande rilievo, uno è Giorgione, uno si chiama Pietro Damini, e l’altro Paolo Piazza, detto appunto Padre Cosimo da Castelfranco.
Naturalmente come ci ho messo un secondo a capire che non era Simone, ho impiegato il secondo “secondo” a riconoscere che era Paolo Piazza. Una circostanza fortunata: non era una cosa ma un’altra.
Il pittore ha avuto poca fortuna nei secoli e già nella seconda metà del Seicento non se ne parlava più e quindi il dipinto è probabilmente da allora sparito dalla circolazione e ora ritorna come un’importante riscoperta di questo pittore cappuccino: Padre Cosimo da Castelfranco – Paolo Piazza
A guardare questa opera ritrovata, il collegamento fra De Magistris e Piazza si vede proprio nel nome di quel grandissimo visionario che allungava le figure, che mostrava questa visione come di sogno o di incubo che è appunto El Greco; ma mentre Simone de Magistris assomiglia al Greco per caso, certamente Paolo Piazza lo ha studiato, guardato, forse addirittura incrociato perché si è formato negli anni in cui il pittore aveva lasciato sue testimonianze a Venezia e quindi è certamente molto significativa questo rapporto, tanto che io ho pensato che fosse una buona cosa, per collegare idealmente l’evento che ha celebrato Simone De Magistris e questa scoperta, e le altre fiorite a seguito dell’interesse suscitato, presentarle in questa mostra che ho voluto intitolare “Scoperte nelle Marche intorno a Simone De Magistris” .
Vittorio Sgarbi